Alla scoperta dell’anima più vera dell’ isola lungo l’itinerario dei grandi vini.
Osservare l’isola passando per Selegas e Santadi, viaggiando fra Serdiana e Senorbì, significa scoprirla davvero, come per la prima volta. Un viaggio tutto da gustare tra antichi borghi e cantine, siti archeologici e monumenti naturali.
Il viaggio comincia da Santadi, ci si arriva dalla SS130, lasciandosi alle spalle Iglesias e Carbonia. Sorta in epoca medioevale, Santadi è situata nel cuore del Sulcis, l’area geologica più antica della Sardegna che conserva un territorio variegato che alterna rilievi collinari, vasti tratti pianeggianti, e rilievi montuosi ricchi di un grande patrimonio di biodiversità. La costa si presenta a tratti impervia, con le scogliere a picco sul mare, a tratti dolce e incantevole con le splendide spiagge bianche circondate da pini naturali e ginepri secolari. A pochi Km dal centro abitato si estende la splendida foresta di Pantaleo che comprende alberi secolari, querce, filliree, sughere ma soprattutto, unica in Europa, la lecceta (bosco in purezza di lecci), habitat ideale per la sopravvivenza del cervo sardo e del daino che vengono protetti per la continuità della specie.
Santadi è ricco inoltre di importati testimonianze archeologiche. Patria del Carignano, la Cantina Sociale di Santadi trae dai declivi sabbiosi il famosissimo Terre Brune. Dalle uve Carignano sgorgano anche il Rocca Rubia e il Grotta Rossa.
Lasciata Santadi ci dirigiamo verso Serdiana, nella antica regione di Parteolla, laddove cominciò la fortunata storia degli Argiolas e di una bottiglia miracolosa, il Turriga. Serdiana è un piccolo paese circondato da colture di vite, olivo e frumento. La conformazione del territorio e la fertilità delle terre ha favorito l’insediamento umano fin dal Neolitico, come testimoniano i diversi siti e reperti archeologici rinvenuti. In queste campagne sorge la famosa chiesetta romanica di Santa Maria di Sibiola, dove ogni anno si svolge una bellissima festa campestre. Qui si coltivano i grandi vitigni sardi. Alcuni sono famosi, come il Cannonau, il Vermentino, il Carignano. Altri sono meno conosciuti: come il Monica, il Bovale, il Nasco, il Girò, il Nuragus.
Risalendo lungo la provinciale 387 si arriva a Senorbì, nella antica regione della Trexenta. Fu abitata già in era prenuragica, numerose sono infatti le testimonianze. Costellato di nuraghi e necropoli, proprio in questo territorio fu ritrovata la celebre Mater Mediterranea, del III millennio a.C. E’ sede della Cantina Trexenta, in cui passione e tecnologia si uniscono per dare alla luce i vini Baione e Tanca su Conti, senza dimenticare il Duca di Mandas, espressione delle uve Monica.
Lungo la strada SS 128 si arriva a Selegas, scrigno da cui si attingono uve incredibili, fra cui un ottimo Nuragus. Situato nella parte centrale della Trexenta, in una leggera pendice posta fra due valli, il centro urbano conserva ancora le caratteristiche proprie dei centri a prevalente economia agricola. Dai ritrovamenti archeologici, nonché dalla presenza di villaggi nuragici nella zona, si deduce che quest’area fu abitata sin dall’Età del Bronzo.